venerdì 30 dicembre 2011

IL GOVERNO DELLA SPERANZA

La manovra  è stata approvata ed il primo pericolo imminente è stato bloccato;  il Parlamento ha travato una sua quadra e l’anno che si chiude consente un respiro di sollievo al Prof. Monti  ed al suo Governo che già per fine anno annuncia le  prossime misure integrative  e di completamento che dovranno fare emergere sviluppo, crescita e incremento dell’occupazione.
Il Presidente Napolitano è certamente il primo a sperare nella continuità di questa azione e nel messaggio di fine anno  auspicherà certamente la conclusione naturale della legislatura e il superamento  della inconcludente conflittualità fra le forze politiche e sociali. Ma chi veramente si illude nella speranza  sono i partiti, o meglio, quelle rappresentanze aggregate pseudo- personali che si atteggiano a fare “partito” e che scodinzolano nel nostro panorama istituzionale. I  leaders e i vari capi! responsabili di corrente o di gruppi, vedono nella futura  attività parlamentare e nella auspicata concertazione la panacea per risorgere dalle ceneri del Governo Berlusconi e dai guai della prima repubblica, nell’idea di  proporre e/o condizionare l’azione dell’esecutivo tecnico con l’illusione  di supportarne l’andamento dall’alto della navigata esperienza   e capacità( dicasi interessi e pressioni lobbistiche). Sarà interessante vedere quante scomposizioni  e ricomposizioni la casta nostrana sarà in grado di inventare  per escogitare tutti i riciclaggi possibili. Ci attendono  incontri mediatici  con o senza invito; quanti strateghi, economisti, giuslavoristi, politici di rango, di razza, di mestiere, ex ministri, senatori e onorevoli trombati, sindaci, e quant’altro, tutti alla ricerca di una candidatura, della promessa di un incarico per non scomparire, per non uscire dal comodo lauto mondo del potere. Ma la speranza più grande proviene  dai ranghi sindacali, unitari per l’occasione; avendo scompostamente  perduto quel residuo di credibilità nelle recenti fandonie di supporto alla manovra strombazzate nelle piazze e giustamente inascoltate da tutti i tecnici dell’intero esecutivo, ora mugugnano con la coda fra le gambe e sperano di essere sentiti  come ai vecchi tempi, anche su  questioni che non sono nella loro diretta incombenza. Mentre farebbero cosa saggia a riprendere il giusto  spazio abbandonato della difesa dei diritti e dei doveri dei lavoratori preparandosi alla sfida del nuovo rapporto di lavoro, lasciando alla politica, all’impresa  e a chi governa  il compito di scegliere  e proporre le strategie di prodotto e di mercato; il lavoro và difeso non solo nei diritti, ma in tutto il suo  complesso dinamismo di qualità, quantità  e responsabilità, finalizzato al  suo mantenimento evolutivo come  richiesto dall’attuale sistema globalizzato. Insomma tutti speriamo nell’azione e prosecuzione del Governo Monti, che per intanto và ringraziato per aver messo a nudo l’inutilità ed i limiti degli attuali partiti e la  grossolana vetusta azione delle parti sociali. Nel nuovo anno la società civile, i lavoratori, i cittadini di buona volontà dovranno rileggere con attenzione la Carta Costituzionale per provvedere  alla bisogna e ricostituire gli organismi di rappresentanza liberati della casta, forti nell’etica, nella giustizia e nelle responsabilità, per la gestione necessaria del bene comune.    

domenica 18 dicembre 2011

MEDIAZIONI E CONSENSI

Annunciando l’avvento dell’incarico conferito   al Senatore Monti, molto semplicemente abbiamo parlato di Governo Fiduciario, perché  prevedendo  la totale inaffidabilità e inininfluenza dei partiti e dei sindacati alle scelte tecniche del nuovo Governo, la società civile si è affidata al medico per le cure  e per le terapie necessarie  per salvare il Paese dal sicuro default. E’ perciò necessario non incrinare questo stato di affidabilità ; il Governo deve mantenere questo rapporto fiduciario e non può cedere a mediazioni né a spinte di consenso da qualunque parte vengano.  I ministri devono mantenere  rigidamente e senza paura il rispetto dell’impostazione risanamento-equità e sviluppo che il Governo si ha dato;  evitando in assoluto di privilegiare le diverse spinte corporative e gli interessi lobbistici di parte che possano malcelare  possibili disegni e/o prove di futuri aggregati di potere. Il cittadino è ben in grado di valutare se  ai sacrifici richiesti  corrispondono rigore, equità e giustizia e sa apprezzare se gli  effetti  dello sviluppo che possono determinarsi porteranno ad una crescita del bene comune. Compito della società civile in questa fase è non cadere nella lusinghe di chi surrettiziamente difende la conservazione dei privilegi e impedisce il rinnovamento e la crescita del paese o di chi pretende impunemente ed a volte con arroganza di riproporre aggregazioni eterogenee e strumentali per  determinare posizioni maggioritarie pseudo-innovative  che rimescolano semplicemente il solito mazzo di carte.  Non si ha più il senso della realtà; non ci si rende conto che  la partita è cambiata e questo è il tempo della responsabilità; che il paese ha un Governo fiduciario che non è stato chiamato  per ricreare una nuova immagine ai partiti e/o alle parti sociali, né consentire alla Lega di vaneggiare e alla sinistra di recuperare le perdite; continuare in questo confronto significa fare emergere le concrete capacità di intercettare i bisogni e le vere emergenze sociali, mettendo a nudo gli egoismi  e i volti veri delle scelte fin qui operate. E’ inutile agitare le piazze, le posizioni vanno assunte in Parlamento e sono sotto gli occhi di tutti. Il  Governo piuttosto dovrebbe  ascoltare anche  la società civile attraverso una sua “gabina di regia”e monitorare attentamente il pensiero dei cittadini onesti, professionisti, operai, intellettuali, provenente dalle diverse parti del paese per  verificare l’efficacia e la compatibilità delle misure da prendere e delle scelte da fare, soprattutto in relazione al distacco reale della società rispetto agli atteggiamenti ed alle scelte di volta in volta  platealmente rivendicate dai partiti a nome dei cittadini. Da ciò emergerebbe  che la  pur pesante  e sofferta manovra in fase di approvazione rielaborata dal Governo, non poteva escludere quelle misure  in materia di  liberalizzazioni e di cambiamenti strutturali prima ritenuti necessari. Cedere al ricatto o alle pressioni lobbistiche può incrinare questo rapporto fiduciario che oggi è tanto più necessario, per dare massima autorevolezza all’azione del Governo Monti in Europa e per  ridare nuovo vigore alla partecipazione dei cittadini alle prossime azioni che il Governo adotterà in materia economica e di sviluppo.

Sembra molto efficace e da sottolineare quanto ha detto l’On. Tabacci nel suo intervento sulla manovra in Commissione Bilancio e Finanze alla Camera il 13 dicembre scorso : “Da parte mia, dunque, c'è il riconoscimento delle riforme strutturali, in materia sia previdenziale sia di finanza locale, ma vorrei richiamare alla sua attenzione, concludendo, il tema del rilancio delle liberalizzazioni, sul quale ho notato alcune incertezze.
L'esperienza di questi anni dimostra che, se noi cominciamo solo a tagliare il salame, che è il sistema economico incrostato dalle diverse consorterie e corporazioni, se noi -dicevo -, minacciando di tagliare il salame, tagliamo solo le prime tre fette, automaticamente determiniamo la coesione degli interessi più disparati, i quali si coalizzano e impediscono il raggiungimento di qualsivoglia obiettivo in questa direzione.
Il salame va tagliato tutto! Le date possono essere anche diverse, ma non può maturare nel Paese la sensibilità che tutto ciò che si fa è strumentale; che adesso si toccano i tassisti, ma poi questi metteranno in piedi una reazione, a seguito della quale saremo costretti a tornare indietro. Lo stesso discorso vale per i farmacisti e domani varrà per le altre categorie.
Il salame va tagliato tutto e il prossimo provvedimento, secondo la mia opinione, deve prevedere ogni fetta con un suo nominativo, cioè una serie di misure per ciascuna corporazione che deve essere messa nelle condizioni di non nuocere, perché, se vincono le corporazioni, perde il Paese e il Paese, per vincere, ha bisogno di battere le corporazioni”.

mercoledì 30 novembre 2011

LA CAMPAGNA ELETTORALE ! NON SERVE

Abbiamo detto che il Paese deve ritrovare se stesso, il Governo Monti và sostenuto nel suo percorso e non c’è assolutamente bisogno di queste frammistioni elucubrative che  i vecchi capipartito scodellano  qua e là per il paese. I media stanno soffrendo e mordono il freno in attesa  dei decreti attuativi  per imbastire e sollecitare le reazioni dei partiti e delle diverse fazioni in agguato, comprese le parti sociali. Ma di tutto ciò il Paese non ha alcuna necessità.Se il Presidente Monti per correttezza costituzionale cerca il consenso, non lo fa solo per atto dovuto, ma sulla linea delle strategie e degli accordi di Strasburgo con i partner europei, perché queste sono le regole della buona democrazia. E ciò non significa che  gli “spettatori”, per anni incapaci di trovare una quadra che favorisse lo sviluppo o di proporre le necessarie riforme, si possano mettere  a piluccare sulle facili tribune plaudenti  ed avviare una  campagna elettorale, che viene ripresa dalla stampa assetata di novità con enfasi accattivanti e qualunquiste!  Non servono né i distinguo né le puntualizzazioni( che pena il dibattito in aula per la legge costituzionale di pareggio di bilancio),  ora occorre una buona dose di umiltà per apprezzare e far riconoscere  ciò che  gli incaricati di governare   saranno in grado di produrre nell’interesse del Paese. In sur place e con molto garbo le consultazioni sono state fatte, la regia ha  funzionato egregiamente, tutte le parti politiche sono state accontentate e se qualche sabavatura a sinistra può disturbare i frilli del centro destra o della lega, caso fatta capo ha! Il manuale Cencelli non  è riuscito perfettamente, rien ne va plus, ora è di rigore il silenzio, fino a che non si passa all’aula.  Purtroppo la politica ha disabituato i cittadini a ricevere un servizio nell’interesse comune, la maggior parte dei provvedimenti e delle misure  adottate dai vari governi non sempre sono state improntate al bene comune e all’equità sociale, la contrattazione partitica delle maggioranze in carica negli ultimi venti anni ha provocato dicotomie e sopraffazioni  lobbistiche che  hanno ingenerato ingiustizie e  distrutto via via  quel  necessario rapporto fiduciario fra la politica e il cittadino. Qui ha fatto capolino di tutto, la competenza e la tecnica, il familismo e l’alta finanza, la burocrazia statuale, le gerarchie, il baronato politico, accademico  e giurisdizionale  e finanche  i fiduciari socio-sindacali;  in tutta la sua schiettezza è il terminale vero della crisi della politica e dei partiti e non resta che prenderne atto! Non  serve  una campagna elettorale per mascherare questa realtà, né la finzione di recupero leghista, come sono inutili le finte filosofie vendoliane, le rassicurazioni  posdatate delle varie anime del PDL e del PD e neppure il camaleontismo carismatico dei cercatori terzopolisti. Ad una seria azione di governo dovrebbe corrispondere un serrata e  coerente  rigenerazione dell’organizzazione e del personale  politico; aprire le porte alla gente, ai giovani, alle donne, richiedere curricula e disponibilità, offrire democrazia, partecipazione e formazione politica, garantire la fine delle caste, del carrierismo partitico, dei doppi incarichi, delle triple consulenze e così di seguito, questo l’imperativo nuovo  per i partiti. Sarebbe forse un modo avveduto per seguire attentamente gli avvenimenti e gli aiuti che ci vengono dall’Europa e  quanto il Governo sta per fare per superare la crisi.


lunedì 21 novembre 2011

CONTROLLO DEMOCRATICO

Bene, l’operazione Napolitano è andata felicemente in  porto, il nuovo Governo guidato dal Prof. Monti, sicuro di una robusta maggioranza parlamentare, dispiega le sue vele e si avvia  verso il mare aperto della politica italiana.  D’ora in avanti è nostro dovere aiutare il Professore nel suo difficile compito e seguirlo lungo quella che abbiamo chiamato la“fase straordinaria  nella quale vanno ricercate e inventate  tutte quelle misure finanziarie, economiche e di sviluppo, calibrate al bene comune e ai valori sociali,  che sterilizzino e tengano lontani i pericoli delle speculazioni europee ed internazionali e consolidino il ruolo dell’Italia in Europa”. Abbiamo anche sottolineato, in sintonia con quanto lo stesso Presidente ha poi confermato nelle sue dichiarazioni programmatiche , che a queste misure sono chiamate  a concorrere tutte le parti politiche e sociali; che  da qui ne va’ del loro futuro e  che gli elettori sapranno  e dovranno valutare le scelte che  via via saranno  fatte attraverso un severo controllo. Una serie di  responsabilità quindi attendono i cittadini: aiutare il Governo nel suo percorso e nelle sue scelte nella condivisione degli obiettivi e delle  finalità, concorrere con il consenso a queste scelte, esercitando il controllo democratico sui risultati, nonché  vigilando sulla attività dei partiti e delle parti sociali. Come dunque  esercitare questo diritto-dovere costituzionalmente previsto? E’ la grande sfida  a cui tutti siamo chiamati, ciascuno per la  sua piccola o grande parte  dovrà corrispondere non solo in termini di contributo materiale sopportando le eque misure che saranno adottate per riavviare lo sviluppo, ma anche  come presenza attiva pulsante democratica rivolta al cambiamento. Forse sarà possibile comprendere cosa è necessario fare per aiutare il paese ad uscire dalla crisi nella quale i mercati finanziari pare ci abbiano condotto ed apprezzare se le ragioni intessute in questi anni attraverso i media dalle nostre forze politiche erano legate a mere contrapposizioni strumentali per detenere o ribaltare i risultati delle ultime elezioni o se la necessità virtù ideata dal Colle sia stata la vera salvezza del nostro Paese. E’ un cammino interessante da percorrere, che  merita  in ogni caso di essere vissuto  nella speranza di ridare  cuore e animo alla politica, fiducia ai cittadini ed alle nuove generazioni. Il Paese deve poter ritrovare se stesso, riprendere i suoi valori fondamentali, il proprio vissuto e le sue tradizioni di creatività, genio, arte e cultura  attraverso i quali siamo diventati grandi nel mondo. Riprendere il senso  della storia, della famiglia, di paese unito nelle sue municipalità, ancorché sia più reale che mai il distacco e la dicotomia dell’area meridionale, della quale necessita parlare con maggior merito. Ognuno deve riflettere su cosa fare. Un uomo politico   italiano che apprezzo  disse non molto tempo fa: “non mi illudo che, attraverso questa strada, sapremo richiamare l’attenzione popolare, ma quantomeno avremo sollecitato una presenza critica di quanti (pochi o tanti che siano) frequentando il blog vogliono mettere la loro intelligenza al servizio dei problemi veri del Paese. Magari …… affermeremo uno stile”.

domenica 13 novembre 2011

GOVERNO FIDUCIARIO

Non vorrei che si equivocasse, ma nella attuale fase politica un “ Governo fiduciario” non coincide esattamente con quanto normalmente si intende per fiduciario nel campo del diritto e dell’economia. Il rapporto di fiducia che scaturisce dalla meditata e apprezzata nomina del Prof. Mario Monti a Senatore a vita da parte del Presidente Napolitano, allo stato delle cose dovrebbe avere una valenza che và al di là del contratto e del patrimonio. Perché oltre a quella dei cittadini, che in questo momento, contrariamente a quanto potrebbe sembrare aguzzano la massima attenzione, il Presidente del Consiglio designato, deve richiedere e raccogliere la fiducia di tutte le parti politiche presenti nel paese, siano esse di maggioranza che di opposizione. Tutti devono poter confidare senza riserve nel Governo che dovrà nascere e quindi “il chiamato” a traghettare la crisi, non solo deve essere all’altezza del compito, ma deve poter contare sull’apporto di chi lui stesso per primo ritiene utile e necessario per poter raggiungere il mandato ricevuto, ma dovrà essere accompagnato dal consenso costante e sicuro delle forze politiche presenti in parlamento. E’ evidentemente una fase straordinaria nella quale vanno ricercate e inventate tutte quelle misure finanziarie, economiche e di sviluppo, calibrate al bene comune e ai valori sociali che sterilizzino e tengano lontani i pericoli delle speculazioni europee ed internazionali e consolidino il ruolo dell’Italia in Europa. Ovviamente a queste misure sono chiamate a concorrere tutte le parti politiche e sociali, e da qui ne và il loro futuro, che gli elettori sapranno e dovranno valutare attraverso un severo controllo delle scelte. Abbiamo detto che “la politica è arte di governo e impegno di servizio”, bene in questo momento i cittadini sono chiamati a svolgere un servizio importante per il bene comune e per il Paese; agevolare le scelte necessarie per uscire dalla crisi, vigilare responsabilmente sulle azioni e i comportamenti delle forze politiche e sociali e concorrere in maniera ragionata e attiva al rinnovamento della classe politica che ci condotto a questa situazione. Ma affinché queste non rimangano semplici affermazioni va’ riproposto l’invito a dare un forte contributo di credibilità e di sostegno diretto della società civile alla politica. Realizzare innanzitutto un luogo di incontro culturale dove i cittadini che desiderano partecipare alla vita del proprio paese e contribuire alla scelte necessarie per favorirne la crescita e lo sviluppo, affrontino, dibattono e studino, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione. Un luogo di dialogo e di confronto, un “Osservatorio” insomma, in cui in un sereno clima di consapevole responsabilità e spirito costruttivo, ci si proponga l’obiettivo di far crescere nei cittadini, uomini e donne, ma soprattutto nelle nuove generazioni, la cultura dei valori etici e del bene comune per la partecipazione ad una azione politica basata sui principi di libertà, solidarietà, democrazia, laicità e giustizia, rispetto e salvaguardia dei valori della dignità umana, della vita e della famiglia.

lunedì 7 novembre 2011

CREDIBILITA’

Questo è il vero dilemma della attuale fase politica.  E non credo che sia sufficiente un  Governo tecnico o di unità e/o responsabilità nazionale per dare respiro alla fine  legislatura, a meno che questo promani dalla Presidenza della Repubblica su delega incondizionata di tutte le forze politiche presenti nel Paese e finalizzata esclusivamente a  dare attuazione agli impegni comunitari, per mettere in sicurezza lo squilibrio debitorio e attuare le riforme messe in campo con le manovre fin qui approvate, compresa la riforma del fisco. In sostanza  onere del Presidente della Repubblica sarebbe quello di ottenere il consenso del Parlamento per nominare un “Governo Fiduciario” che, nello spirito di quanto ipotizzato dal cittadino Giuliano Melani da Pistoia, faccia riappropriare al popolo italiano l’orgoglio di  rilanciare il paese verso lo sviluppo, in base a misure coraggiose, ma necessarie garantite dalla nostra Costituzione. Al momento non c’è infatti nessuna maggioranza possibile che autonomamente possa dare fiducia e credibilità. Ciò che l’opposizione addebita a Berlusconi, al di là delle amenità e carenze di carattere personale e privato, può essere ribaltato con angoscia e altrettanta preoccupazione sulle altre aggregazioni in campo. Basta osservare il PD, che blatera  in piazza l’unità contingente, ma non accetta le scomode innovazioni di Renzi, per finire con il Terzo Polo, che avendo fatto finta di passare per il Centro, spargendo speranze di cambiamento e aspettative di moralità, in realtà ripropone la rielaborazione di una Casta  ormai decotta. Tutti hanno lo stesso comune denominatore; sono protesi con qualsiasi mezzo al potere,  ad assicurare la prosecuzione  del mandato e la promessa di una prossima candidatura. L’avvilente passaggio da una casacca all’altra mascherata come scelta, riducono la politica a mercimonio e incrinano la credibilità  negli uomini e la fiducia nelle istituzioni.
La politica è arte di governo e impegno di servizio e gli attuali partiti non sono  dotati delle regole e organismi finalizzate a questi obiettivi, né chi  si dedica alla politica riceve o è portatore di una qualche cultura amministrativa o di governo; sono piuttosto  semplici o complesse aggregazioni ideate da personaggi dotati di intelligente loquela e spregiudicata  intraprendenza per la gestione dei voti, delle tessere, dei favori e dei conseguenti finanziamenti pubblici. Sarebbe auspicabile un forte contributo di credibilità, un sostegno diretto della società civile alla  politica, bisognerebbe realizzare un luogo di incontro culturale  dove i cittadini  che desiderano partecipare alla vita del proprio   paese  e   contribuire alla scelte  necessarie  per favorirne la crescita e lo sviluppo,  affrontino, dibattono e studino, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione.

giovedì 20 ottobre 2011

OSCAR PER IL BILANCIO

 La notizie è comparsa anche sulla Nuova, ed è lodevole che il Comune di Sassari abbia vinto l’Oscar di bilancio nella sezione dedicata ai Comuni Capoluogo di provincia . Il Bilancio predisposto ed approvato dal  Comune  è stato apprezzato dalla apposita giuria in quanto può offrire” una descrizione adeguata dei principali aspetti finanziari della gestione e dei suoi risultati”  ed è degno di nota  per “l’aggiornamento sullo stato di attuazione delle linee programmatiche 2005-2010”.   Per il cittadino comune naturalmente la problematica può sembrare  tecnicistica,  anche perché il cittadino non è stato sollecitato a  leggere e quindi a venire a  conoscenza delle risultanze finanziarie e di gestione  che compongono il bilancio della città. Ma in realtà  dal punto di vista   amministrativo e politico la  segnalazione ha  una rilevanza degna di attenzione in quanto denota la presenza di una rinnovata cultura alternativa nell’attività amministrativa che si  fonda  sulla responsabilità di comportamento e del risultato, che  dovrebbe condurre  ad una gestione efficiente dell’Ente in coerenza con i bisogni della collettività. Ciò significa che all’interno della struttura comunale si  è evoluta la collaborazione e si è instaurato un cambiamento nei rapporti fra dirigenti politici e dirigenti tecnico –amministrativi , quadri intermedi ed operatori, che evidentemente hanno favorito degli atteggiamenti sinergici  collaborativi e di controllo  finalizzati al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza  per  il raggiungimento dei risultati. Sembra pertanto coeente l’osservazione dell’On. Bruno Tabacci, Assessore al Bilancio del Comune di Milano, che assegnando il premio ha rilevato che “anche in una stagione di grave  crisi della politica a tutti i livelli, è possibile  un governo efficace degli enti locali”. Non sembra invece del tutto scontato né palpabile lo sforzo che le Amministrazioni dovrebbero fare  nell’utilizzare lo strumento contabile Bilancio, per comunicare in modo completo  ed efficace. per alimentare relazioni nuove e forti con i cittadini. Valore primario infatti nel governo dell’ente pubblico, pur mantenendo gli aspetti  della legalità istituzionale   è quello di coinvolgere gradualmente non solo l’apparato interno dell’amministrazione ma tutta la collettività. E’ auspicabile  dunque  che sia il percorso da intraprendere  per ridare alla politica nuova linfa e vitalità e per coinvolgere i giovani nella Buona Amministrazione  del bene comune.

lunedì 17 ottobre 2011

Il SOLITO MAZZO DI CARTE

Nei quotidiani locali da qualche settimana vengono evidenziate diverse notizie politiche sulle iniziative relative all’attività dei partiti. Nuovi tesseramenti, convegni, tavole rotonde, costituzione di aggregazioni, circoli, sezioni, insomma ferve una intensa preparazione di evoluzione e posizionamento funzionale all’eventuale caduta del Governo auspicata dalle forze di opposizione, alle eventuali elezioni anticipate o alla partecipazione al prossimo turno delle amministrative.
La metodologia purtroppo è la stessa di sempre, qualcuno che crede di godere di una leadership personale perché ha raccolto un manipolo di consensi, pensa con il suo tesoretto di fare un nuovo partito, come hanno fatto SEL, FLI,API e tanti ancora. Altri cercano di sistemarsi in nuove o vecchie aggregazioni personalizzate da questo o quell’altro capo corrente, ma sostanzialmente la musica è sempre la stessa; si mischia il mazzo delle carte che, comunque ridisposte, rimangono sempre le stesse, cioè in realtà sembra di partecipare ad un gioco nuovo ma la casta rimane la stessa. Ne più e nemmeno di quanto è avvenuto nel rimaneggiamento della attuale maggioranza e di quanto sta avvenendo in Parlamento e nelle segrete conviviali di coordinamento allestite all’impronta, negli alberghi e nei ristoranti romani. Una grande operazione di riciclaggio per rinnovare le candidature e l’eventuale rielezione, mescolare il mazzo di carte e presentare un mazzo nuovo con le carte vecchie. Naturalmente siccome l’esempio viene dall’alto, anche in periferia i gregari si attrezzano e inventano prove di novità: tavole rotonde, sale convegni e riunioni dove si incontrano personaggi che stavano a destra poi a sinistra, poi ancora a destra, assessori, consiglieri, sindaci riciclati e vecchi porta borse che teorizzano per un nuovo centro sinistra per le primarie, un nuovo centro destra per i nuovi centri destra; finanche il Terzo Polo, che aveva promesso di innovare l'agire poltico e fare una politica di garanzia e servizio per il cittadino e per il bene comune, si ricicla e fa finta di cambiare le carte.
Come si possono attrarre i giovani alla politica, i professionisti, gli uomini di cultura, la società civile, continuando a girare le solite carte facendo finta di cambiare gioco?
Il Paese chiede responsabilità, lavoro, sviluppo, certezza del diritto e sereno vivere civile; chissà quando i partiti daranno un segnale di discontinuità e cominceranno a ricreare un sistema di larga partecipazione dei cittadini, dove la politica, l’amministrazione ed il controllo democratico rappresentino un momento alto di servizio da dare al proprio paese!

PARLIAMO DI POLITICA

E’ vero che la politica attraversa un momento di profonda crisi? Sono anni che nel nostro paese i giovani assistono al decadimento morale, al deteriorarsi dei costumi e dell’agire politico. Le forze più sane della società civile sperano nel richiamo di coscienza degli intellettuali, delle classi dirigenti e professionali, per liberare il nostro paese dalla casta politico amministrativo radicata nei partiti e nelle istituzioni. L’auspicio è ridare voce ai cittadini nella legittima scelta dei propri rappresentanti e riprendere il cammino consapevole della democrazia, dello sviluppo e del bene comune.
E’utile quindi avviare questo blog in cui “parliamo di politica”; un luogo di incontro culturale dove i cittadini che desiderano partecipare alla vita del proprio paese possano contribuire alla scelte necessarie per favorirne la crescita e lo sviluppo. E’ il luogo in cui con franchezza e serenità si possono affrontare, dibattere e studiare, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione. Può essere un modo per sentirsi utili e rispondere ai tanti piccoli e grandi bisogni che gravano sulle nostre comunità, inesorabilmente integrate in questo piccolo meraviglioso mondo globalizzato. Un modo semplice per stare vicini ai giovani e ridare fiducia al paese che hanno bisogno di credere nella responsabilità, nella politica, nella democrazia e nella coesione sociale. Per quanto mi riguarda voglio farlo per esercizio di servizio e carità, non come impegno personale diretto, ma per contribuire a dare cuore, anima e sostegno al cambiamento dell’agire politico, anche cercando di dialogare segnalando questioni politiche, economiche e sociali di attualità, a mio avviso, degne di essere discusse.