mercoledì 30 novembre 2011

LA CAMPAGNA ELETTORALE ! NON SERVE

Abbiamo detto che il Paese deve ritrovare se stesso, il Governo Monti và sostenuto nel suo percorso e non c’è assolutamente bisogno di queste frammistioni elucubrative che  i vecchi capipartito scodellano  qua e là per il paese. I media stanno soffrendo e mordono il freno in attesa  dei decreti attuativi  per imbastire e sollecitare le reazioni dei partiti e delle diverse fazioni in agguato, comprese le parti sociali. Ma di tutto ciò il Paese non ha alcuna necessità.Se il Presidente Monti per correttezza costituzionale cerca il consenso, non lo fa solo per atto dovuto, ma sulla linea delle strategie e degli accordi di Strasburgo con i partner europei, perché queste sono le regole della buona democrazia. E ciò non significa che  gli “spettatori”, per anni incapaci di trovare una quadra che favorisse lo sviluppo o di proporre le necessarie riforme, si possano mettere  a piluccare sulle facili tribune plaudenti  ed avviare una  campagna elettorale, che viene ripresa dalla stampa assetata di novità con enfasi accattivanti e qualunquiste!  Non servono né i distinguo né le puntualizzazioni( che pena il dibattito in aula per la legge costituzionale di pareggio di bilancio),  ora occorre una buona dose di umiltà per apprezzare e far riconoscere  ciò che  gli incaricati di governare   saranno in grado di produrre nell’interesse del Paese. In sur place e con molto garbo le consultazioni sono state fatte, la regia ha  funzionato egregiamente, tutte le parti politiche sono state accontentate e se qualche sabavatura a sinistra può disturbare i frilli del centro destra o della lega, caso fatta capo ha! Il manuale Cencelli non  è riuscito perfettamente, rien ne va plus, ora è di rigore il silenzio, fino a che non si passa all’aula.  Purtroppo la politica ha disabituato i cittadini a ricevere un servizio nell’interesse comune, la maggior parte dei provvedimenti e delle misure  adottate dai vari governi non sempre sono state improntate al bene comune e all’equità sociale, la contrattazione partitica delle maggioranze in carica negli ultimi venti anni ha provocato dicotomie e sopraffazioni  lobbistiche che  hanno ingenerato ingiustizie e  distrutto via via  quel  necessario rapporto fiduciario fra la politica e il cittadino. Qui ha fatto capolino di tutto, la competenza e la tecnica, il familismo e l’alta finanza, la burocrazia statuale, le gerarchie, il baronato politico, accademico  e giurisdizionale  e finanche  i fiduciari socio-sindacali;  in tutta la sua schiettezza è il terminale vero della crisi della politica e dei partiti e non resta che prenderne atto! Non  serve  una campagna elettorale per mascherare questa realtà, né la finzione di recupero leghista, come sono inutili le finte filosofie vendoliane, le rassicurazioni  posdatate delle varie anime del PDL e del PD e neppure il camaleontismo carismatico dei cercatori terzopolisti. Ad una seria azione di governo dovrebbe corrispondere un serrata e  coerente  rigenerazione dell’organizzazione e del personale  politico; aprire le porte alla gente, ai giovani, alle donne, richiedere curricula e disponibilità, offrire democrazia, partecipazione e formazione politica, garantire la fine delle caste, del carrierismo partitico, dei doppi incarichi, delle triple consulenze e così di seguito, questo l’imperativo nuovo  per i partiti. Sarebbe forse un modo avveduto per seguire attentamente gli avvenimenti e gli aiuti che ci vengono dall’Europa e  quanto il Governo sta per fare per superare la crisi.


lunedì 21 novembre 2011

CONTROLLO DEMOCRATICO

Bene, l’operazione Napolitano è andata felicemente in  porto, il nuovo Governo guidato dal Prof. Monti, sicuro di una robusta maggioranza parlamentare, dispiega le sue vele e si avvia  verso il mare aperto della politica italiana.  D’ora in avanti è nostro dovere aiutare il Professore nel suo difficile compito e seguirlo lungo quella che abbiamo chiamato la“fase straordinaria  nella quale vanno ricercate e inventate  tutte quelle misure finanziarie, economiche e di sviluppo, calibrate al bene comune e ai valori sociali,  che sterilizzino e tengano lontani i pericoli delle speculazioni europee ed internazionali e consolidino il ruolo dell’Italia in Europa”. Abbiamo anche sottolineato, in sintonia con quanto lo stesso Presidente ha poi confermato nelle sue dichiarazioni programmatiche , che a queste misure sono chiamate  a concorrere tutte le parti politiche e sociali; che  da qui ne va’ del loro futuro e  che gli elettori sapranno  e dovranno valutare le scelte che  via via saranno  fatte attraverso un severo controllo. Una serie di  responsabilità quindi attendono i cittadini: aiutare il Governo nel suo percorso e nelle sue scelte nella condivisione degli obiettivi e delle  finalità, concorrere con il consenso a queste scelte, esercitando il controllo democratico sui risultati, nonché  vigilando sulla attività dei partiti e delle parti sociali. Come dunque  esercitare questo diritto-dovere costituzionalmente previsto? E’ la grande sfida  a cui tutti siamo chiamati, ciascuno per la  sua piccola o grande parte  dovrà corrispondere non solo in termini di contributo materiale sopportando le eque misure che saranno adottate per riavviare lo sviluppo, ma anche  come presenza attiva pulsante democratica rivolta al cambiamento. Forse sarà possibile comprendere cosa è necessario fare per aiutare il paese ad uscire dalla crisi nella quale i mercati finanziari pare ci abbiano condotto ed apprezzare se le ragioni intessute in questi anni attraverso i media dalle nostre forze politiche erano legate a mere contrapposizioni strumentali per detenere o ribaltare i risultati delle ultime elezioni o se la necessità virtù ideata dal Colle sia stata la vera salvezza del nostro Paese. E’ un cammino interessante da percorrere, che  merita  in ogni caso di essere vissuto  nella speranza di ridare  cuore e animo alla politica, fiducia ai cittadini ed alle nuove generazioni. Il Paese deve poter ritrovare se stesso, riprendere i suoi valori fondamentali, il proprio vissuto e le sue tradizioni di creatività, genio, arte e cultura  attraverso i quali siamo diventati grandi nel mondo. Riprendere il senso  della storia, della famiglia, di paese unito nelle sue municipalità, ancorché sia più reale che mai il distacco e la dicotomia dell’area meridionale, della quale necessita parlare con maggior merito. Ognuno deve riflettere su cosa fare. Un uomo politico   italiano che apprezzo  disse non molto tempo fa: “non mi illudo che, attraverso questa strada, sapremo richiamare l’attenzione popolare, ma quantomeno avremo sollecitato una presenza critica di quanti (pochi o tanti che siano) frequentando il blog vogliono mettere la loro intelligenza al servizio dei problemi veri del Paese. Magari …… affermeremo uno stile”.

domenica 13 novembre 2011

GOVERNO FIDUCIARIO

Non vorrei che si equivocasse, ma nella attuale fase politica un “ Governo fiduciario” non coincide esattamente con quanto normalmente si intende per fiduciario nel campo del diritto e dell’economia. Il rapporto di fiducia che scaturisce dalla meditata e apprezzata nomina del Prof. Mario Monti a Senatore a vita da parte del Presidente Napolitano, allo stato delle cose dovrebbe avere una valenza che và al di là del contratto e del patrimonio. Perché oltre a quella dei cittadini, che in questo momento, contrariamente a quanto potrebbe sembrare aguzzano la massima attenzione, il Presidente del Consiglio designato, deve richiedere e raccogliere la fiducia di tutte le parti politiche presenti nel paese, siano esse di maggioranza che di opposizione. Tutti devono poter confidare senza riserve nel Governo che dovrà nascere e quindi “il chiamato” a traghettare la crisi, non solo deve essere all’altezza del compito, ma deve poter contare sull’apporto di chi lui stesso per primo ritiene utile e necessario per poter raggiungere il mandato ricevuto, ma dovrà essere accompagnato dal consenso costante e sicuro delle forze politiche presenti in parlamento. E’ evidentemente una fase straordinaria nella quale vanno ricercate e inventate tutte quelle misure finanziarie, economiche e di sviluppo, calibrate al bene comune e ai valori sociali che sterilizzino e tengano lontani i pericoli delle speculazioni europee ed internazionali e consolidino il ruolo dell’Italia in Europa. Ovviamente a queste misure sono chiamate a concorrere tutte le parti politiche e sociali, e da qui ne và il loro futuro, che gli elettori sapranno e dovranno valutare attraverso un severo controllo delle scelte. Abbiamo detto che “la politica è arte di governo e impegno di servizio”, bene in questo momento i cittadini sono chiamati a svolgere un servizio importante per il bene comune e per il Paese; agevolare le scelte necessarie per uscire dalla crisi, vigilare responsabilmente sulle azioni e i comportamenti delle forze politiche e sociali e concorrere in maniera ragionata e attiva al rinnovamento della classe politica che ci condotto a questa situazione. Ma affinché queste non rimangano semplici affermazioni va’ riproposto l’invito a dare un forte contributo di credibilità e di sostegno diretto della società civile alla politica. Realizzare innanzitutto un luogo di incontro culturale dove i cittadini che desiderano partecipare alla vita del proprio paese e contribuire alla scelte necessarie per favorirne la crescita e lo sviluppo, affrontino, dibattono e studino, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione. Un luogo di dialogo e di confronto, un “Osservatorio” insomma, in cui in un sereno clima di consapevole responsabilità e spirito costruttivo, ci si proponga l’obiettivo di far crescere nei cittadini, uomini e donne, ma soprattutto nelle nuove generazioni, la cultura dei valori etici e del bene comune per la partecipazione ad una azione politica basata sui principi di libertà, solidarietà, democrazia, laicità e giustizia, rispetto e salvaguardia dei valori della dignità umana, della vita e della famiglia.

lunedì 7 novembre 2011

CREDIBILITA’

Questo è il vero dilemma della attuale fase politica.  E non credo che sia sufficiente un  Governo tecnico o di unità e/o responsabilità nazionale per dare respiro alla fine  legislatura, a meno che questo promani dalla Presidenza della Repubblica su delega incondizionata di tutte le forze politiche presenti nel Paese e finalizzata esclusivamente a  dare attuazione agli impegni comunitari, per mettere in sicurezza lo squilibrio debitorio e attuare le riforme messe in campo con le manovre fin qui approvate, compresa la riforma del fisco. In sostanza  onere del Presidente della Repubblica sarebbe quello di ottenere il consenso del Parlamento per nominare un “Governo Fiduciario” che, nello spirito di quanto ipotizzato dal cittadino Giuliano Melani da Pistoia, faccia riappropriare al popolo italiano l’orgoglio di  rilanciare il paese verso lo sviluppo, in base a misure coraggiose, ma necessarie garantite dalla nostra Costituzione. Al momento non c’è infatti nessuna maggioranza possibile che autonomamente possa dare fiducia e credibilità. Ciò che l’opposizione addebita a Berlusconi, al di là delle amenità e carenze di carattere personale e privato, può essere ribaltato con angoscia e altrettanta preoccupazione sulle altre aggregazioni in campo. Basta osservare il PD, che blatera  in piazza l’unità contingente, ma non accetta le scomode innovazioni di Renzi, per finire con il Terzo Polo, che avendo fatto finta di passare per il Centro, spargendo speranze di cambiamento e aspettative di moralità, in realtà ripropone la rielaborazione di una Casta  ormai decotta. Tutti hanno lo stesso comune denominatore; sono protesi con qualsiasi mezzo al potere,  ad assicurare la prosecuzione  del mandato e la promessa di una prossima candidatura. L’avvilente passaggio da una casacca all’altra mascherata come scelta, riducono la politica a mercimonio e incrinano la credibilità  negli uomini e la fiducia nelle istituzioni.
La politica è arte di governo e impegno di servizio e gli attuali partiti non sono  dotati delle regole e organismi finalizzate a questi obiettivi, né chi  si dedica alla politica riceve o è portatore di una qualche cultura amministrativa o di governo; sono piuttosto  semplici o complesse aggregazioni ideate da personaggi dotati di intelligente loquela e spregiudicata  intraprendenza per la gestione dei voti, delle tessere, dei favori e dei conseguenti finanziamenti pubblici. Sarebbe auspicabile un forte contributo di credibilità, un sostegno diretto della società civile alla  politica, bisognerebbe realizzare un luogo di incontro culturale  dove i cittadini  che desiderano partecipare alla vita del proprio   paese  e   contribuire alla scelte  necessarie  per favorirne la crescita e lo sviluppo,  affrontino, dibattono e studino, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione.