Questo è il vero dilemma della attuale fase politica. E non credo che sia sufficiente un Governo tecnico o di unità e/o responsabilità nazionale per dare respiro alla fine legislatura, a meno che questo promani dalla Presidenza della Repubblica su delega incondizionata di tutte le forze politiche presenti nel Paese e finalizzata esclusivamente a dare attuazione agli impegni comunitari, per mettere in sicurezza lo squilibrio debitorio e attuare le riforme messe in campo con le manovre fin qui approvate, compresa la riforma del fisco. In sostanza onere del Presidente della Repubblica sarebbe quello di ottenere il consenso del Parlamento per nominare un “Governo Fiduciario” che, nello spirito di quanto ipotizzato dal cittadino Giuliano Melani da Pistoia, faccia riappropriare al popolo italiano l’orgoglio di rilanciare il paese verso lo sviluppo, in base a misure coraggiose, ma necessarie garantite dalla nostra Costituzione. Al momento non c’è infatti nessuna maggioranza possibile che autonomamente possa dare fiducia e credibilità. Ciò che l’opposizione addebita a Berlusconi, al di là delle amenità e carenze di carattere personale e privato, può essere ribaltato con angoscia e altrettanta preoccupazione sulle altre aggregazioni in campo. Basta osservare il PD, che blatera in piazza l’unità contingente, ma non accetta le scomode innovazioni di Renzi, per finire con il Terzo Polo, che avendo fatto finta di passare per il Centro, spargendo speranze di cambiamento e aspettative di moralità, in realtà ripropone la rielaborazione di una Casta ormai decotta. Tutti hanno lo stesso comune denominatore; sono protesi con qualsiasi mezzo al potere, ad assicurare la prosecuzione del mandato e la promessa di una prossima candidatura. L’avvilente passaggio da una casacca all’altra mascherata come scelta, riducono la politica a mercimonio e incrinano la credibilità negli uomini e la fiducia nelle istituzioni.
La politica è arte di governo e impegno di servizio e gli attuali partiti non sono dotati delle regole e organismi finalizzate a questi obiettivi, né chi si dedica alla politica riceve o è portatore di una qualche cultura amministrativa o di governo; sono piuttosto semplici o complesse aggregazioni ideate da personaggi dotati di intelligente loquela e spregiudicata intraprendenza per la gestione dei voti, delle tessere, dei favori e dei conseguenti finanziamenti pubblici. Sarebbe auspicabile un forte contributo di credibilità, un sostegno diretto della società civile alla politica, bisognerebbe realizzare un luogo di incontro culturale dove i cittadini che desiderano partecipare alla vita del proprio paese e contribuire alla scelte necessarie per favorirne la crescita e lo sviluppo, affrontino, dibattono e studino, i temi e le problematiche dell’Alta Politica e della Buona Amministrazione.
Partecipare alla vita politica è un dovere civico, concorrere alla crescita del paese è un diritto sancito dalla Costituzione, testimoniare con l’esempio, il lavoro e la famiglia sono il modo giusto per contribuire al bene comune. Ciascuno, dal lato delle proprie competenti esperienze, con saggezza e senso di responsabilità può contribuire alla conoscenza, alla riscoperta e alla conquista dei valori etici, professionali, di giustizia,coesione e sviluppo che devono presiedere la società civile.
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