lunedì 15 ottobre 2012

FINALMENTE UN PO’ DI COERENZA

Riteniamo molto utile per i lettori del blog pubblicare per intero la lettera con  la quale l’On. Bruno Tabacci ha motivato al Segretario del PD Bersani le ragioni per le quali non ha inteso aderire e quindi sottoscrivere il Patto dei Democratici e dei Progressisti, a meno che  non venga integrato con le sue proposte.
Non sembra  utile pertanto fare  particolari commenti se non evidenziare che in questo momento delicato, molti parlamentari e responsabili nazionali e locali  della politica bene farebbero a riflettere ed assumere tutte quelle iniziative per riportare l’azione politica sul solco del rigore,  della correttezza e del rinnovamento, sollecitati dal Presidente della Repubblica Napolitano, necessarie ad unire il paese. Anche noi crediamo, e nei  nostri post molte volte  per questo abbiamo fatto auspici, che  sia arrivato il momento di abbandonare gli interessi bottega, le facili speculazioni, gli allarmismi di parte ed avviare quella discussione aperta  per contaminare anche il centrosinistra auspicata da Tabacci.
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Caro Pierluigi,

Ho ascoltato e condiviso grandissima parte del tuo intervento odierno di apertura della campagna per le primarie a Bettola, un luogo che per te so rappresenta davvero molto, come per me Quistello: ripartire dalle radici è fondamentale per garantire un futuro più solido per l’Italia ed è una scelta che condivido totalmente.

Nel formularti i miei più sinceri e affettuosi auguri in vista dei prossimi appuntamenti del 25 novembre e del 2 dicembre, con stima ed amicizia ti ribadisco che sto apprezzando il lavoro e lo sforzo che stai facendo per costruire una coalizione vincente per le prossime elezioni e spero di poter offrire un contributo utile affinché la coalizione oltre che vincente si riveli anche in grado di governare positivamente nell’interesse del Paese. E’ con questo spirito che ti scrivo e, con la medesima stima ed amicizia, che richiedono anche piena sincerità sulle eventuali divergenze di opinione, ti segnalo alcuni passaggi su cui mi vedo costretto a distinguermi. Mi riferisco in primo luogo al “Patto dei Democratici e dei Progressisti” che l’altroieri hai siglato con Nichi Vendola e Riccardo Nencini.
A mio avviso, se c’è un pregio che va riconosciuto a quel Patto, è che il nome che gli è stato dato tiene davvero fede al suo intento. Esso contiene l’enunciazione esplicita, dunque anche coraggiosa, di alcuni principi cari alla sinistra come l’annuncio della patrimoniale, il riconoscimento dei diritti delle coppie gay, il diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia…
Manca, con altrettanta coerenza, qualsiasi riferimento al merito o alle liberalizzazioni (nessuna di queste due parole chiave per il futuro del Paese è citata nemmeno una volta nel vostro documento). Manca, come hanno fatto notare tutti gli osservatori fin dal primo minuto, qualsiasi riferimento all’Agenda Monti. La stessa fedeltà dichiarata agli impegni internazionali assunti viene confermata e subito smentita da una clausola (“fino alla loro eventuale rinegoziazione”) che vorrebbe lasciare ai “progressisti” campo libero per rimettere in discussione ogni accordo già raggiunto con i nostri partner europei.
So che proprio da Bettola hai ribadito la tua disponibilità a consentire che il prof. Monti continui a dare un contributo al Paese anche in futuro.
Ma, soprattutto alla luce dei concetti ripetutamente espressi da Nichi Vendola in tema, credo che non si possa fingere che quanto è scritto nella vostra Carta d’Intenti sia vergato sull’acqua.
Al contrario mi pare evidente che attraverso quel Patto, la sinistra, con coerenza, abbia formulato le proprie proposte. Chiare, ma talmente attente a non uscire dal recinto in cui sono autorelegate, da rendere esplicito che quella Carta d’Intenti non è un programma di governo, e non può esserlo nemmeno in nuce. E’, molto più semplicemente, un pezzo del programma di governo. Quello della sinistra. Che, conoscendo la tua lucidità politica, non può non essere consapevole che per completarsi ed essere competitiva ha bisogno del programma dell’altra parte della coalizione. Anche qui le definizioni non sono un orpello. Se il centrosinistra è centrosinistra e se la sinistra ha formulato il suo programma, ora serve il programma del centro del centrosinistra. Proprio come ha saputo fare a Milano con grande lungimiranza Giuliano Pisapia interpretando al meglio la sintesi politica di una coalizione di centrosinistra vincente. Diversamente, del resto, se fossimo di fronte ad una presunzione di autosufficienza, potremmo già pronosticare per le prossime elezioni la certezza del riconoscimento della presunzione da parte degli elettori. E allo stesso tempo la certezza dell’insufficienza dell’autosufficienza. In parole povere: una sconfitta figlia di un peccato di presunzione.
Non credo che qualcuno di noi intenda commettere quel peccato. Quello che però non posso non registrare è che è stato regalato a me (e forse a Renzi, ma chissà se il sindaco di Firenze, al di là delle rottamazioni, è interessato a questi argomenti), l’onore e l’onere di rappresentare quel centro del centrosinistra. Di affermare che parallelamente al sacrosanto impegno di ridurre le disuguaglianze contenuto nella carta dei progressisti c’è qualcuno che in coalizione pensa che si debba tenere nella massima considerazione anche il merito. Solo così, del resto, potremmo ridare una speranza reale ai nostri giovani per il futuro.
Anche ripetere il “6” politico in pagella per tutti, infatti, sarebbe un modo per creare uguaglianza. Ma sarebbe il più sbagliato perché senza merito e senza riconoscimento per i migliori finiremmo per creare le condizioni per una società non competitiva e dunque saremmo responsabili dell’ennesimo inganno ai danni dei nostri figli.
Di affermare che parallelamente al ruolo regolatore dello Stato – giustamente rivendicato con forza nella carta dei progressisti – sono necessarie ampie e concrete liberalizzazioni, a partire dai servizi pubblici locali per arrivare al settore dell’informazione radio televisiva, per aprire definitivamente i mercati, ridurre gli sprechi e gli scandali che stanno travolgendo ogni livello di governo del territorio, scardinare sistemi di potere incrostati che in questi anni, nella falsa illusione che potessero fare comodo ai partiti, a tutti i partiti, di sinistra come di centro e di destra, non hanno garantito altro risultato che svuotare di significato quegli stessi partiti, esporli al pubblico ludibrio e alimentare il rigetto antipolitico che ora rischia di travolgerli definitivamente.
Di affermare soprattutto che gli impegni assunti dal presidente del Consiglio Monti in Europa non si toccano se non con il pieno accordo degli altri partner europei in seguito al verificarsi di eventuali nuove condizioni che lo suggeriscano. Mentre non possono e non debbono essere disattesi unilateralmente.
Di affermare, soprattutto e prima di tutto, che l’Agenda Monti rappresenta il percorso obbligato per l’Italia anche nei prossimi cinque anni per chiunque sia chiamato a governare il Paese.
Questo è l’onore e l’onere degli impegni programmatici da confermare che le forze progressiste lasciano a chi si colloca al centro della coalizione.

E, nell’interesse della coalizione, della sua coesione e soprattutto della sua competitività in vista del voto, sono certo che non ti adonterai se ti esplicito che riterrei di grande utilità per il Paese se io mi ritrovassi a sostenerlo, sia pure da posizioni diverse, insieme ai tanti amici che in questi mesi hanno appoggiato apertamente e con convinzione le scelte del governo Monti. Del resto, come sai non ho primogeniture da rivendicare. Come me, da collocazioni differenti hanno affermato le stesse cose nell’ultimo anno personalità come Rosy Bindi, Marco Follini, Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Pietro Ichino, Enrico Morando, gli altri montiani del Pd e moltissimi ancora che non sto qui a citare per non dilungarmi ulteriormente. Forse è giunto il momento che insieme a questi amici si avvii una discussione aperta per contaminare anche il centrosinistra con le idee che stanno alla base delle politiche dell'attuale premier. Mi chiedo d’altronde che senso abbia continuare per molti di loro a rimanere coperti dietro posizioni e carte d’intenti che non si condividono pienamente, quando le si potrebbe assai più utilmente per il Paese arricchire sia dall’interno che dall’esterno.
Per quanto mi riguarda voglio solo aggiungere che continuerò a portare avanti quelle idee prima e dopo le primarie. Accettando le regole che pure non ho concorso a definire, raccogliendo le firme, ma senza sottoscrivere il Patto dei Democratici e dei Progressisti a cui non posso aderire se non viene integrato con le mie proposte.
Per chiarezza ed amicizia ritenevo indispensabile dirti queste cose all’apertura ufficiale della campagna delle primarie.
Tornando ad augurarti il meglio per le prossime settimane ed i prossimi mesi e assicurandoti piena disponibilità ad approfondire le questioni qui esposte in qualunque momento riterrai utile, colgo l’occasione per inviarti i miei più affettuosi e cordiali saluti.


Bruno Tabacci
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A pag.11 del Corriere di oggi è pubblicata la lettera al Direttore nella quale Tabacci precisa ancora il perchè non può aderire alla catra d'intenti.
   
   
   
   

3 commenti:

  1. http://www.linkiesta.it/blogs/i-mostri/e-tabacci-all-eta-di-66-anni-dica-almeno-che-mestiere-vuol-fare

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  2. Una cosa che non mi va giù è quella che tutti i partiti studiano le strategie per vincere le elezioni ma nessuno che si interessi a valorizzare e condividere con la popolazione le proprie idee, giuste o sbagliate che siano

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  3. Maria ha scritto: "Ho lascioato un commento alla bella lettera (purtroppo debbo riconoscere che ha straraggggggione) che hai pubblicato sul tuo blog. Ormai lo scoramento dei militanti del PD si chiama "giovani democratici cercano strade nuove" ed io sto vicino a questi giovani (sotto i 40 li chiamo giovani e guai a loro se dicono di non esserlo più....) che mi chiedono spesso se ritengo che qualcosa potrà cambiare. Rispondo sempre che TUTTO SI PUO' CAMBIARE E CHE DIPENDE DA LORO."

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