La manovra è stata approvata ed il primo pericolo imminente è stato bloccato; il Parlamento ha travato una sua quadra e l’anno che si chiude consente un respiro di sollievo al Prof. Monti ed al suo Governo che già per fine anno annuncia le prossime misure integrative e di completamento che dovranno fare emergere sviluppo, crescita e incremento dell’occupazione.
Il Presidente Napolitano è certamente il primo a sperare nella continuità di questa azione e nel messaggio di fine anno auspicherà certamente la conclusione naturale della legislatura e il superamento della inconcludente conflittualità fra le forze politiche e sociali. Ma chi veramente si illude nella speranza sono i partiti, o meglio, quelle rappresentanze aggregate pseudo- personali che si atteggiano a fare “partito” e che scodinzolano nel nostro panorama istituzionale. I leaders e i vari capi! responsabili di corrente o di gruppi, vedono nella futura attività parlamentare e nella auspicata concertazione la panacea per risorgere dalle ceneri del Governo Berlusconi e dai guai della prima repubblica, nell’idea di proporre e/o condizionare l’azione dell’esecutivo tecnico con l’illusione di supportarne l’andamento dall’alto della navigata esperienza e capacità( dicasi interessi e pressioni lobbistiche). Sarà interessante vedere quante scomposizioni e ricomposizioni la casta nostrana sarà in grado di inventare per escogitare tutti i riciclaggi possibili. Ci attendono incontri mediatici con o senza invito; quanti strateghi, economisti, giuslavoristi, politici di rango, di razza, di mestiere, ex ministri, senatori e onorevoli trombati, sindaci, e quant’altro, tutti alla ricerca di una candidatura, della promessa di un incarico per non scomparire, per non uscire dal comodo lauto mondo del potere. Ma la speranza più grande proviene dai ranghi sindacali, unitari per l’occasione; avendo scompostamente perduto quel residuo di credibilità nelle recenti fandonie di supporto alla manovra strombazzate nelle piazze e giustamente inascoltate da tutti i tecnici dell’intero esecutivo, ora mugugnano con la coda fra le gambe e sperano di essere sentiti come ai vecchi tempi, anche su questioni che non sono nella loro diretta incombenza. Mentre farebbero cosa saggia a riprendere il giusto spazio abbandonato della difesa dei diritti e dei doveri dei lavoratori preparandosi alla sfida del nuovo rapporto di lavoro, lasciando alla politica, all’impresa e a chi governa il compito di scegliere e proporre le strategie di prodotto e di mercato; il lavoro và difeso non solo nei diritti, ma in tutto il suo complesso dinamismo di qualità, quantità e responsabilità, finalizzato al suo mantenimento evolutivo come richiesto dall’attuale sistema globalizzato. Insomma tutti speriamo nell’azione e prosecuzione del Governo Monti, che per intanto và ringraziato per aver messo a nudo l’inutilità ed i limiti degli attuali partiti e la grossolana vetusta azione delle parti sociali. Nel nuovo anno la società civile, i lavoratori, i cittadini di buona volontà dovranno rileggere con attenzione la Carta Costituzionale per provvedere alla bisogna e ricostituire gli organismi di rappresentanza liberati della casta, forti nell’etica, nella giustizia e nelle responsabilità, per la gestione necessaria del bene comune.